Abitare oggi: il ruolo delle Aziende Casa dell'Emilia-Romagna

Venerdì 28 marzo si è tenuto un importante convegno promosso dalle Aziende Casa dell’Emilia-Romagna dedicato all’attuazione delle politiche abitative negli enti locali. L’incontro è stato un’occasione di confronto tra istituzioni, enti gestori e mondo della ricerca, per fare il punto su un tema sempre più urgente: l’evoluzione della domanda di edilizia residenziale pubblica e le nuove fragilità sociali che interpellano il sistema abitativo regionale.

Durante la giornata sono stati presentati i risultati di due ricerche strategiche che fotografano con chiarezza il cambiamento in atto:

  • ART-ER ha illustrato uno studio dal titolo “Come cambiare l’edilizia residenziale pubblica: caratteristiche, fragilità e nuovi bisogni”, offrendo una lettura aggiornata del patrimonio edilizio pubblico e dei mutamenti demografici e sociali delle famiglie coinvolte.
  • Nomisma ha portato in evidenza lo “Studio sul valore sociale generato dalle ACER della Regione Emilia-Romagna”, approfondendo le prospettive future delle politiche abitative e il ruolo sempre più centrale che le ACER ricoprono sul territorio.

https://www.youtube.com/watch?v=uXvXoMlTF7o

Come evidenziato da Serena Maioli, responsabile dell’unità Ecosistemi Urbani e Innovazione di ART-ER, il patrimonio ERP oggi si confronta con una grande fragilità economica: oltre il 40% degli assegnatari paga un canone mensile inferiore a 100 euro. Questo dato testimonia un’ampia fascia di popolazione in condizioni di forte vulnerabilità, che rende complessa la gestione stessa del patrimonio da parte delle aziende. Inoltre cambia anche il profilo socio-demografico dell’utenza: aumentano le famiglie numerose, le presenze straniere, le situazioni con figli minori a carico. Una trasformazione che spinge a rivedere non solo le modalità di assegnazione, ma anche la tipologia e i servizi legati agli alloggi ERP.

Marco Buttieri, presidente di Federcasa, ha ricordato come le ACER siano nate all’inizio del Novecento per offrire case agli operai. Oggi però, le condizioni sociali ed economiche sono mutate e la sola gestione immobiliare non basta più. Diventa fondamentale integrare un supporto sociale che metta al centro la persona, rafforzando il dialogo con gli enti locali.

Una visione condivisa anche da Marco Bertuzzi, presidente di CISPEL Emilia-Romagna, che ha sottolineato l’urgenza di un’integrazione tra le politiche regionali e comunali. Le ACER devono sapersi adattare a un panorama in evoluzione, in cui la richiesta di casa popolare assume forme sempre più complesse.

Secondo Giulia Angelelli, dirigente del settore politiche abitative della Regione Emilia-Romagna, uno dei nodi principali resta quello delle risorse economiche. Il monte canoni oggi disponibile non è sufficiente per garantire la rigenerazione degli alloggi, un’operazione necessaria per rispondere alle esigenze di turnover e assegnazione. La Regione ha già investito molto in questi anni, ma per liberare e riqualificare almeno 5.000 nuovi alloggi servono fondi aggiuntivi. Al tempo stesso diventa sempre più cruciale la sostenibilità sociale degli interventi: non si tratta solo di offrire una casa, ma di accompagnare i nuclei familiari più fragili con servizi mirati e un’assegnazione gestita in sinergia con i Comuni.

Marco Panieri, presidente ANCI Emilia-Romagna, ha rimarcato l’importanza di partire dai dati per costruire politiche abitative efficaci. I numeri raccontano infatti l’aumento delle fragilità e l’emergere di nuovi bisogni abitativi: una sfida che richiede risposte concrete, capaci di tradursi in investimenti per rigenerazione, sostenibilità e riqualificazione.

In conclusione, Giovanni Paglia, assessore alle politiche abitative della Regione, ha ribadito il ruolo decisivo del pubblico nel garantire un’offerta di alloggi a canone calmierato. Alla luce dei cambiamenti sociali in atto, diventa indispensabile aumentare in modo significativo la disponibilità di edilizia residenziale pubblica, per garantire il diritto alla casa a una platea sempre più ampia e diversificata.


La storia di un palazzo popolare di Imola: tra passato e presente

Vivere in una casa popolare significa spesso abitare in un luogo che ha visto passare generazioni, trasformazioni e storie che meritano di essere raccontate. Oggi vogliamo condividere la testimonianza di Rosa Maiolani, residente in un edificio di via Cavour 18, angolo via Manfredi, a Imola, che ha voluto ricostruire la storia del palazzo in cui vive.

La storia dell’edificio affonda le sue radici nel XVI secolo, quando nacque la Confraternita di Santa Maria della Misericordia, meglio conosciuta come "Buon Pastore". Questa istituzione accoglieva ragazze povere, spesso orfane, per proteggerle da un destino di miseria e sfruttamento. Nel tempo, la sede della confraternita cambiò più volte posizione all’interno di Imola, assumendo denominazioni diverse come "Pia Casa delle Convertite" e "Casa di Rifugio".

Nel 1845, la struttura si spostò in Piazza Quaini, in un edificio che oggi non esiste più, e poco dopo, sotto la guida del cardinale Mastai Ferretti (futuro papa Pio IX), fu affidata alle suore della Congregazione di Notre Dame de Charité du Bon Pasteur d’Angers. Imola divenne così la prima città italiana a ospitare questo istituto religioso.

Con il tempo, lo spazio in Piazza Quaini divenne insufficiente e in condizioni malsane. Così, nel 1852, la struttura si trasferì nell’attuale via Cavour, allora chiamata via Gambellara. L’edificio, in passato sede delle suore agostiniane, si trovava accanto al monastero delle suore domenicane "Clarisse" e alla chiesa di Santa Maria Maddalena. Le suore del Buon Pastore si stabilirono qui e ristrutturarono i locali, trasformando il complesso in un luogo di accoglienza e istruzione per le giovani in difficoltà. Un evento significativo avvenne nel 1854, quando la chiesa di Santa Maria Maddalena fu riaperta al culto dopo essere stata restaurata per celebrare il battesimo di una giovane etiope riscattata dalla schiavitù.

Alla fine dell’Ottocento, i beni del monastero passarono al Demanio, segnando l’inizio del declino della struttura come istituto religioso. Nel 1876, parte dell’edificio fu affittata al Giardino d’Infanzia Principe di Napoli, guadagnandosi il soprannome dialettale di "Asili Veci". Un’altra porzione divenne scuola elementare femminile, mentre alcune suore del Buon Pastore vi rimasero fino alla fine del secolo.

Nel 1887, le suore dovettero abbandonare i locali e si trasferirono in un’altra sede. Nel frattempo, l’ex convento subì una serie di cambiamenti e, nei decenni successivi, venne adattato per accogliere famiglie povere. Durante il periodo tra le due guerre mondiali, l’edificio era già abitato da nuclei bisognosi, funzione che mantenne fino al secondo dopoguerra.

Lettera di Rosa Maiolani

Nel 1957-58, l’Istituto Case Popolari di Bologna acquistò l’edificio, lo demolì e ne commissionò la ricostruzione all’architetto Vittorio Fiorentini, su progetto dell’ingegnere Tullio Dall’Osso. Nacque così un moderno complesso di edilizia popolare, destinato a ospitare famiglie con difficoltà economiche, funzione che mantiene ancora oggi. Nel settembre 1958, i lavori all’Istituto autonomo case popolari hanno permesso di scoprire in via Manfredi un mosaico romano risalente alla seconda metà del II secolo dopo Cristo. «Lo schema decorativo del campo – riporta la scheda conservata ai Musei civici di Imola –, che fonde esagoni e motivi stellari, e conosce varianti numerose sia nella composizione che nel colore, è largamente diffuso in Italia. L’inizio di questo sistema decorativo si ha nella Casa di Livia sul Palatino», dimora romana attribuita con qualche incertezza alla moglie di Augusto. Tornando a Imola, gli scavi condotti tra gli anni ’50 e ’60 nello stesso isolato hanno permesso di scoprire anche altri mosaici a sfondo bianco.

Nell’immobile di via Cavour, angolo via Manfredi, oggetto della lettera di testimonianza c’è oggi la sede di Acer. La storia dell’edificio assume un significato ancora più profondo se si considera che continua a ospitare un ente come Acer che per missione istituzionale ha l’intento di rispondere a uno dei bisogni essenziali delle persone: avere una casa. Un luogo che offre protezione, sicurezza, senso di appartenenza e che garantisce la piena realizzazione e identità della persona.

Fonte: www.sabatosera.it/2019/01/15/le-case-popolari-di-via-manfredi-nascondevano-un-raffinato-mosaico-romano-del-ii-secolo-dopo-cristo/


PEBA: verso una città senza barriere

Sabato 22 febbraio il Comune di Bologna ha presentato alla cittadinanza il PEBA - Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche.

Cosa è il PEBA?

IL PEBA è un documento strategico, previsto dalla legge nazionale, che mira a rendere la città più inclusiva, accessibile e accogliente per tutti i cittadini. Il PEBA monitora, pianifica e progetta gli interventi per il raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità dello spazio pubblico per tutta la cittadinanza.

Questo piano rappresenta un impegno concreto verso il miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità, degli anziani e di chiunque si trovi in condizioni di fragilità.

Fino al 24 marzo tutti possono contribuire all’elaborazione del documento, proponendo osservazioni e integrazioni. Al termine di questo periodo verrà realizzato un documento di risposta e si procederà all’approvazione da parte della Giunta.

Seguendo un percorso di individuazione delle barriere architettoniche che impediscono una piena fruizione dello spazio urbano, il Piano propone modalità di abbattimento delle stesse e ne quantifica il costo, in previsione dell’inserimento dell’intervento. Sono oggetto di analisi anche i parchi e gli spazi verdi, per i quali si propongono soluzioni per assicurare comfort ambientale e piena fruibilità da parte di tutti.

Il Piano riguarda lo spazio pubblico urbano (strade, piazze, percorsi…) e si raccorda con i progetti delle linee tranviarie che sono in fase di realizzazione dialogando in parallelo con gli strumenti urbanistici vigenti. Le soluzioni includono l’introduzione di rampe, ascensori, segnaletica inclusiva e l’eliminazione di ostacoli strutturali.

Infatti a seguito dell’approvazione del PEBA, a partire dalle aree interessate dalle nuove infrastrutture (con particolare attenzione alle prime due linee tramviarie cittadine) si interverrà progressivamente per creare una rete di percorsi privi di barriere, che colleghino le stesse linee ai principali servizi pubblici posti nelle vicinanze, con particolare attenzione agli edifici scolastici e ai servizi sociosanitari, nonché agli spazi verdi e aperti. Il nuovo sistema di trasporto tranviario prevede già la fornitura di mezzi accessibili e comporta il rifacimento di marciapiedi e percorsi, con la creazione di fermate ad alta accessibilità alle linee.

Chi elabora il Piano?

I soggetti coinvolti nella realizzazione del Piano, oltre alla Responsabile del procedimento, sono un Gruppo di regia coordinato dal Settore Innovazione e semplificazione amministrativa, che si è confrontato con il Diversity Team, la Consulta per la disabilità, le Organizzazioni Sindacali di categoria nonché con le altre strutture organizzative del Comune. 

Come si avvia il PEBA?

Sono previsti incontri periodici sul rispetto degli impegni assunti in termini di tempistica e di ambito di intervento, nell’esigenza di informare la cittadinanza del percorso dell’avvio del Piano e del suo monitoraggio. Vi sono già state diverse forme di confronto, tra cui sopralluoghi aperti agli stakeholder e alla cittadinanza, durante i quali il progettista incaricato della redazione ha illustrato le modalità di lavoro, e i partecipanti hanno avuto modo di evidenziare le criticità puntuali o generali riscontrate nella loro esperienza personale. L’Amministrazione comunale continuerà a raccogliere le segnalazioni dei cittadini tramite i canali di comunicazione già attivi.

Il Piano contiene buone prassi e linee guida per applicare i principi dello Universal Design (progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate) a tutti i progetti insistenti sullo spazio pubblico, con l’obiettivo di renderlo sempre più accessibile, quali che siano le condizioni fisiche o di salute della singola persona, e indipendentemente dall’eventuale tipologia di disabilità (fisico-motoria, sensoriale, cognitiva). 

Con il PEBA  si introduce una logica nuova e multidisciplinare in cui l’attenzione all’accessibilità universale diventi parte integrante di tutti coloro che, a vario titolo, intervengono nella città.  Il PEBA non si rivolge unicamente a persone con disabilità 

motorie, ma considera anche le esigenze di chi ha disabilità sensoriali o cognitive, proponendo soluzioni mirate per ciascuna categoria.

Puoi consultare l'elenco delle vie e le planimetrie di dettaglio del primo stralcio del Peba di Bologna. 

Il Piano è in corso di approvazione, puoi consultare la versione preliminare. 

Dal 22 febbraio 2025 decorrono i 30 giorni previsti per i contributi, che chiunque può depositare compilando il modulo online, oppure il modulo in allegato da inviare via mail o pec all’indirizzo protocollogenerale@pec.comune.bologna.it . La scadenza per presentare i contributi è il 24 marzo 2025.

Fonti:

www.comune.bologna.it/servizi-informazioni/peba-piano-eliminazione-barriere-architettoniche

www.comune.bologna.it/notizie/piano-barriere-architettoniche-peba-presentazione 


La Corte delle Meraviglie in Via Rimesse

Le città come Bologna vanno scoperte anche un po’ per caso, spesso con stupore proprio girando l’angolo di un muretto o sbirciando dentro un portone aperto dove vivono luoghi più segreti, quelli riparati alla vista e proprio per questo magici

Qualche giorno fa Acer Bologna è entrata a sbirciare la Corte di via Rimesse scoprendo una piccola oasi ambientale sbocciata come un fiore solitario tra i palazzi popolari, una iniziativa importante da valorizzare e sostenere.

Ed è così che attraversando l’Arco di via Rimesse, quasi un portale segreto tra i palazzi dei civici 15 e 13,  ci siamo ritrovati in un giardino fiabesco che cresce intorno ad un grande Gelso, circondato da aiuole e muretti colorati. Qui troverete una panchina su cui fermarsi a leggere, parlare o osservare i numerosi uccellini che vengono a nidificare, un prezioso scaffale per il book-crossing e l’allegrissimo angolo giochi con scivoli, tavolini e tricicli per i bambini che ravvivano la Corte di vocine e di famiglie ogni giorno.

La magia si adorna di coloratissime ghirlande di carta, cuoricini e lucine che si accendono di notte trasformandolo in un prato di lucciole alimentato rigorosamente ad energia solare.

Chi c’è dietro a questo incantesimo? 

Un gruppo creativo di volontari che ha iniziato in sordina a prendersi cura e a proprio carico di uno spazio che fino a pochi mesi fa era abbandonato a se stesso trasformandolo in un vero e proprio giardino incantato. Ribattezzato  come “La nuova Corte di via Rimesse”nasce quasi un anno fa, a febbraio, grazie alla collaborazione di alcuni condomini spinti dalla voglia di valorizzare  un ambiente trascurato a loro disposizione che richiamava degrado e bivacchi, privandoli di una bellissima occasione di incontro, scambio e socialità.

La squadra tuttofare (Germana, Sergio, Luca, Feven e Zia Silvana) si prende cura quotidianamente, con affetto, ingegno e creatività, delle aiuole fiorite, della manutenzione delle panchine e dei giochi e delle numerose attività di condivisione che ogni giornata soleggiata concede per merende, giochi e feste. Le idee non mancano per renderlo sempre più bello, ognuno fa la propria parte anche sui social dove la pagina FB “La nuova Corte di Via Rimesse”  è arricchita da foto e video che attirano anche i curiosi e i cittadini più lontani.

Questa preziosa iniziativa suggerisce di riappropriarsi di una dimensione di vita all’aperto, di solidarietà tra vicini, di cortili aperti dove i bambini possono tornare a giocare ogni pomeriggio dopo la scuola, un luogo che diventa più sicuro anche la sera e dove generazioni di età diverse, anziani e giovani, possono avere l’occasione di passare insieme un po’del proprio tempo.  Oggi giorno le nostre città tendono a isolare e ridurre gli spazi vitali soprattutto delle fasce più fragili della popolazione, ma la bellissima idea della Corte di via Rimesse potrebbe essere presa di esempio da altri abitanti di spazi simili tra i palazzi popolari, attivando nuove iniziative e collaborazioni su cui costruire sostegno e appoggio, in primis con le realtà più vicine come i quartieri, il comune, le organizzazioni e i gruppi di volontari, perché curare con il bello la propria vita è una scelta che ha un valore sociale e che attira e accoglie sempre nuovi ospiti, sia importanti che poco conosciuti.


L’arte che unisce: il murale di via Fioravanti

Nel cuore del quartiere Navile, tra le strade che raccontano storie di comunità e cambiamento, un'opera d'arte ha lasciato il segno: il murale di Gianluca Cresciani in via Aristotile Fioravanti, all'angolo con via Tibaldi. Presto, questo dipinto murale verrà sostituito, ma il suo significato e il suo valore restano impressi nella memoria del territorio.

L'opera si sviluppa attorno alla rappresentazione di un albero, metafora delle connessioni e delle relazioni che legano individui e comunità. Le sue ramificazioni, le foglie e i frutti rappresentano l'intreccio di esperienze e la costruzione di legami all'interno di una dinamica partecipativa, che si ispira al concetto di "CO.LAB.ORA". Un'idea che affonda le radici nei principi della collaborazione e dello sviluppo sostenibile, guardando agli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il murale è attraversato da poligoni esagonali, ognuno dei quali reca iscrizioni legate ai 17 obiettivi per la sostenibilità, richiamando il concetto di unione nella differenza e l'importanza di un approccio collettivo alla crescita e al cambiamento.

Più di un semplice dipinto, il murale di Cresciani ha incarnato un valore educativo e civico, unendo elementi della tradizione artistica, come la "grottesca latina" e la "moresca orientale", con un'estetica contemporanea. In questa sintesi visiva, l’opera ha rappresentato un omaggio alla bellezza, ma anche un impegno concreto per il territorio e le sue aspirazioni verso un futuro sostenibile.

Realizzato grazie all'impegno di numerose realtà locali, tra cui I Love Bolognina, Bolognina2000, Auser Bologna e Acer Bologna, il murale è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra cittadini, istituzioni e commercianti. Un esempio virtuoso di sinergia tra pubblico e privato, che ha dato vita a un'opera sentita e condivisa, nel segno della street art postvandalica e della valorizzazione urbana.

Ora, il murale lascerà spazio a un'opera dedicata a Lucio Dalla, ma il suo significato non verrà dimenticato. Resta l’importanza del messaggio: l’impegno per la sostenibilità, la volontà di costruire un tessuto urbano e sociale più inclusivo. La memoria dell’opera di Cresciani continua a vivere nella consapevolezza di chi l’ha vista, apprezzata e vissuta come parte del proprio quartiere.

L’arte urbana, in continuo mutamento, riflette le trasformazioni della città e delle sue comunità. E se ogni dipinto murale ha il suo tempo, il segno che lascia può essere eterno.


Acer lancia la sua nuova App

Siamo all'inizio del 2025 e Acer presenta un'importante novità in tema di digitalizzazione: l’app Acer Bologna. Questo strumento innovativo consentirà agli utenti di entrare in contatto diretto con Acer in modo semplice e veloce, ed è già scaricabile dai principali store digitali (Play Store per Android e App Store per iPhone).

https://www.youtube.com/watch?v=lVtYaJy8920&t=93s

 L’app rappresenta uno strumento rapido e intuitivo per entrare in contatto diretto con Acer, permettendo agli utenti di effettuare segnalazioni relative a interventi manutentivi o problematiche disciplinari direttamente dal proprio smartphone, anche allegando foto per una descrizione più chiara delle necessità.

Gli utenti potranno accedere con lo SPID (come già avviene sul sito web di Acer Bologna) per usufruire di numerosi servizi, tra cui:

  • Consultare le bollette più recenti.
  • Inoltrare richieste di modifica del nucleo familiare.
  • Prenotare appuntamenti.
  • Inviare integrazioni alla domanda per la casa popolare.

È importante notare che, per velocizzare le segnalazioni di manutenzione, non sarà necessario utilizzare lo SPID: basterà compilare i campi richiesti.

Grazie a un sistema di notifiche push, l’app inoltre informerà gli utenti in tempo reale su tutte le novità e comunicazioni importanti da parte di Acer.

L’app Acer Bologna nasce con l’obiettivo di ridurre le code agli sportelli URP e di semplificare il dialogo tra Acer e i cittadini. Nel 2024, Acer ha ricevuto circa 18.000 chiamate di manutenzione dall’area metropolitana, oltre a un numero elevato di richieste attraverso il Numero Verde. L’app contribuirà a gestire meglio queste comunicazioni, offrendo un canale digitale immediato ed efficiente.

Per chiarire le competenze relative agli interventi manutentivi, Acer ha predisposto recentemente un Regolamento d’Uso delle Nuove Manutenzioni che distingue le attività di manutenzione di responsabilità della proprietà (e quindi di Acer per conto dei Comuni) da quelle a carico diretto degli assegnatari, come ad esempio la riparazione di un rubinetto rotto.

Velocità, trasparenza e immediatezza sono i principali obiettivi di questa nuova app, che permetterà agli utenti di avere Acer sempre a disposizione per rispondere alle loro esigenze e migliorare la qualità dei servizi.

Per maggiori informazioni, è stata predisposta una pagina dedicata all’app Acer Bologna: www.acerbologna.it/app-acer


Castel Guelfo: inaugurati i nuovi alloggi di Edilizia Popolare

È stato inaugurato a Castel Guelfo un progetto innovativo di edilizia popolare, finanziato con fondi europei nell’ambito del PNRR. Si tratta di un intervento che rappresenta un salto di qualità sotto diversi punti di vista: efficienza energetica, miglioramento sismico e attenzione all’accessibilità per persone con difficoltà motorie.

https://www.youtube.com/watch?v=SPMQrA_77ig

"Questo è il primo intervento di questo tipo e rappresenta un vero progresso per il nostro territorio," ha sottolineato Marco Bertuzzi, presidente di Acer. "Gli alloggi sono stati progettati con una forte attenzione all’efficienza energetica oltre che al miglioramento sismico. Ma ciò che rende unico il progetto è il focus sull’accessibilità: tutti e quattro gli alloggi sono interamente accessibili alle persone con disabilità."

Il progetto è stato avviato nel 2021 con il lancio del bando e ha dovuto affrontare numerose sfide nel corso del tempo. Tra queste, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, nonché le difficoltà legate a tre alluvioni che hanno colpito la zona. Nonostante le avversità, i lavori sono stati completati nei tempi previsti dal PNRR. "Finire un cantiere in queste condizioni e rispettare le scadenze è per noi la soddisfazione più grande," ha aggiunto Bertuzzi.

Particolarmente orgoglioso è il sindaco di Castel Guelfo, Claudio Franceschi, che ha evidenziato l’importanza sociale di questa inaugurazione. "Questo è il primo alloggio popolare nella nostra comunità che unisce caratteristiche di alta efficienza energetica, con una classe energetica A3, e piena accessibilità. È un passo importante per rispondere concretamente alle esigenze delle persone diversamente abili del nostro territorio."

L’assessore per la Casa Valentina Savoia ha voluto sottolineare come il progetto sia stato il frutto di un lavoro di squadra: "Questo risultato è stato possibile grazie alla sinergia tra il precedente assessore Venturini, il gruppo tecnico di Acer e i tecnici del Comune. L’obiettivo comune era restituire in tempi brevi al paese quattro appartamenti progettati specificamente per persone con difficoltà motorie."


Urbanistica Femminile: una città per tutti e per tutte

In un angolo verde a ridosso dei condomini Acer di via Eugenio Curiel angolo via Giovanni Paolo Martini una piccola installazione intitolata Lo Spazio Pubblico con e per Lei reclama attenzione:

“Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”

“Coinvolgere le ragazze nello sviluppo urbano renderà la città migliore per tutti e tutte.” (Her City UN-Habitat)

“In Italia più di 11 milioni di donne non esce di sera per paura” (Azzurra Muzzonigro e Florencia Andreola)

 “È ora di cambiare prospettiva. È ora che le donne diventino visibili” (Caroline – Criado Perez)

Parlano con slogan femministi i cartelli dell’associazione City Space Architecture che si prende cura di questa piccola area verde pubblica in città con numerose attività all’insegna della creatività artistica e dell’immaginazione civica.

Cartelli che ci raccontano una Urbanistica attenta alle questioni di genere in particolare alle esigenze delle donne, per creare città più inclusive e sicure e dare vita ad una uguaglianza di genere attraverso scelte di design urbano.

La pianificazione urbana è stata a lungo dominata da una prospettiva maschile, apparentemente neutra, che ha spesso trascurato le esigenze specifiche di donne, bambini, persone anziane e disabili. Ma negli ultimi anni si sta investendo in una urbanistica di genere e trasversale che invece tiene conto dei diversi bisogni ed esperienze delle persone nell’uso dello spazio pubblico. Un nuovo metodo di pianificazione urbana che include considerazioni su sicurezza, accessibilità e funzionalità per tutti e tutte, riconoscendo che persone diverse possono avere modi differenti di vivere e muoversi in città, soprattutto se appartenenti a categorie sottorappresentate o marginalizzate.

Un processo che nasce dalla necessità che l’antropologa Jane Jacobs, che si è battuta contro i grandi interessi speculativi nelle città americane, identifica con  "tenere i cosiddetti 'occhi sulla strada', secondo cui a garantire la sicurezza di un luogo è la presenza e il presidio della comunità stessa che mette anche in atto pratiche di mutuo aiuto".

Ridisegnare le città in una prospettiva di genere significa "concepire lo spazio urbano in modo flessibile, con la capacità di rispondere ai bisogni, ai desideri e alle rappresentazioni socio-spaziali della diversità dei soggetti, incorporando i diversi modi di vivere e di rendere effettivo il diritto alla città" (Tello, 2009: 288). Ciò riguarda non solo le donne, ma anche coloro di cui esse si prendono cura: bambine/i, ragazze/i, disabili, anziani.

Alla luce di queste prospettive il Comune di Bologna ha lanciato un progetto nominato Verso un atlante di genere. Prospettive femministe per costruire città sicure”, cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con la Città metropolitana e le associazioni Sex and the City, Period Think Tank, Casa delle Donne per non subire violenza e SOS donna. Lo scopo è migliorare la capacità del territorio di individuare e sostenere i segmenti della popolazione femminile a rischio di emarginazione sociale e quindi più esposti a diverse forme di violenza e discriminazione. Inoltre, mira a consolidare il processo di costruzione di spazi pubblici davvero sicuri e plurali, che tengano conto delle esigenze delle diverse persone che li attraversano. 

Il progetto promuove l’idea di informare e orientare le politiche della città anche attraverso la realizzazione di una mappatura di genere dei luoghi fisici e virtuali che le persone abitano, tenendo insieme tutte le differenze di genere, età, origine e provenienza.  Mappe che mettono in luce un tessuto ricchissimo di organizzazioni, movimenti e gruppi informali dedicati alle donne e alle altre identità di genere, valorizzandone le competenze, l’attivismo e la capacità di innovazione a livello territoriale. Questo progetto è uno dei tasselli che porterà alla trasformazione degli strumenti di analisi e previsione del Comune abbandonando definitivamente un modello "neutro" che non tiene conto delle differenze, infatti le persone sono sempre portatrici di molteplici identità che in questo processo possono esprimersi in spazi da vivere.

Le mappe di genere sono nuovi strumenti per informare e orientare le politiche della città, grazie ad una narrazione dei dati e delle informazioni in forma visiva, consentono l’utilizzo del patrimonio informativo del Comune per individuare carenze, criticità, opportunità nelle varie zone della città e, quindi, per guidare in modo efficace la programmazione e la progettazione di infrastrutture e servizi accessibili a tutte a tutti. La mappa di genere è uno "strumento digitale che può orientare le politiche cittadine, analizzando i punti di forza della città e mostrando le eventuali mancanze".  

All’estero sono molte le città che mettono in pratica questi metodi da cui possiamo apprendere, come Vienna, che da più di trent’anni fa gender mainstreaming. (Il termine gender mainstreaming comprende tutte le strategie messe in campo per raggiungere l’uguaglianza di genere nella società sulla base di strutture, contesti e condizioni paritari sia per le donne che per gli uomini.)

La capitale austriaca è stata infatti pioniera nell’urbanistica di genere fin dagli anni Novanta, integrando questo approccio nella pianificazione urbana. Un esempio è il quartiere di Mariahilf, dove sono stati creati percorsi pedonali più sicuri, spazi pubblici accessibili ed è stata migliorata l’illuminazione. Inoltre i parchi pubblici e le aree ricreative sono stati co-progettati attraverso processi partecipativi per capire i bisogni della comunità che attraversa quegli spazi tenendo conto delle esigenze di tutti i generi e le fasce di età.

Un altro esempio è quello di Barcellona che negli ultimi anni ha messo in atto un grande ripensamento dello spazio cittadino secondo i principi dell’urbanistica tattica che prevede più pedonalizzazioni e spazi verdi, e altri progetti non escludenti. La città catalana ha da tempo adottato una prospettiva di genere nella sua pianificazione urbana anche attraverso il progetto “Superilles” (o superisolati). Si tratta di blocchi di strade chiusi al traffico automobilistico e trasformati in spazi pedonali e ciclabili, che migliorano la sicurezza e la qualità della vita per tutta la cittadinanza, con attenzione particolare a donne, bambini e persone anziane o disabili.

In Italia Milano è stata la prima a realizzare un Atlante di genere, il “Milan Gender Atlas”, una guida ai luoghi che accolgono non solo le donne ma anche minoranze con diversi profili, una raccolta di dati che descrive il modo in cui questi vivono la città di Milano ed è uno strumento per progettare lo spazio in modo più inclusivo. Esiste inoltre una rete europea di città che lavorano su questo approccio, la Gender Equal Cities.

L’urbanistica di genere può farci fare dunque un passo fondamentale verso città più giuste e vivibili. Con un approccio consapevole e inclusivo, possiamo costruire spazi urbani che rispondano alle esigenze di tutta la cittadinanza, promuovendo l’uguaglianza e il benessere collettivo. Pratiche che possono rendere gli spazi urbani più sostenibili sia dal punto di vista sociale che ambientale. 

 

Estratti dalle seguenti fonti:

inumeridibolognametropolitana.it/notizie/mappe-di-genere-strumenti-informare-e-orientare-le-politiche-della-citta 

 www.bolognamissioneclima.it/chiara/costruire-citta-per-tutte-e-tutti-lurbanistica-di-genere/

www.comune.bologna.it/notizie/mappe-genere

www.casadonnemilano.it/urbanistica-e-genere-intervista-ad-azzurra-muzzonigro/

www.bolognamissioneclima.it/chiara/costruire-citta-per-tutte-e-tutti-lurbanistica-di-genere/

Bibliografia suggerita:

La città femminista – La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini della geografa canadese Leslie Kern (Treccani, 2021).


Il pericolo del “finto tecnico”: come proteggersi dalle truffe

Tra le truffe più diffuse e insidiose, quella del “finto tecnico” continua a mietere vittime in tutta Italia. I malfattori, facendo leva sulla fiducia e sulla buona fede delle persone, riescono a introdursi nelle abitazioni con pretesti ingannevoli, portando via beni di valore e denaro. Si tratta di un fenomeno pericoloso che necessita di maggiore consapevolezza e attenzione da parte di tutti.

Come agisce il finto tecnico

La dinamica della truffa segue uno schema ormai collaudato. Il truffatore si presenta come un professionista inviato da enti pubblici, amministratori di condominio o aziende di servizi per effettuare controlli tecnici urgenti. Può dichiarare, ad esempio, di dover verificare perdite d’acqua, problemi al sistema di riscaldamento o rischi di contaminazione.

Una volta entrato in casa, il malintenzionato agisce con rapidità, talvolta avvalendosi di complici. In alcuni casi, uno dei truffatori distrae il proprietario, mentre l’altro si introduce nelle stanze per sottrarre gioielli, denaro o altri oggetti di valore.

Un episodio recente evidenzia la pericolosità di questa truffa. Una coppia di anziani, rientrando nella propria abitazione nel quartiere Saragozza, è stata avvicinata da un uomo che si presentava come un termoidraulico, sostenendo di essere stato allertato da un vicino per una presunta perdita. Una volta dentro, il finto tecnico ha lasciato il portone aperto, consentendo a un complice di entrare inosservato. La situazione è degenerata quando la padrona di casa ha scoperto l’altro individuo intento a frugare nei cassetti, il quale ha cercato di giustificarsi fingendosi un membro delle Forze dell’Ordine. I due malfattori, prima di fuggire, sono riusciti a sottrarre beni per un valore complessivo di circa 70.000 euro.

Consigli pratici per difendersi

I finti tecnici possono presentarsi in maniera distinta, con un atteggiamento gentile e rassicurante. Dichiarano di essere funzionari di enti pubblici, operatori di società energetiche o persino membri di associazioni benefiche. L’apparenza professionale è una delle loro armi più efficaci, per questo è fondamentale mantenere alta la guardia.

La prevenzione è fondamentale per evitare di cadere vittime di queste truffe. Ecco alcune raccomandazioni utili:

  1. Non fidarsi di visite non concordate: Se non avete richiesto un intervento tecnico, diffidate di chi si presenta alla porta dichiarandosi inviato da enti pubblici o amministratori di condominio. I controlli vengono sempre concordati in anticipo.
  2. Verificare l’identità dei visitatori: Anche se mostrano tesserini, pettorine o uniformi, non fate entrare nessuno senza prima aver verificato la loro identità. Contattate il numero di emergenza 112 per confermare la loro presenza.
  3. Non rivelare i luoghi in cui conservate beni di valore: Mai mostrare a sconosciuti dove custodite denaro, gioielli o altri oggetti preziosi, nemmeno se si dichiarano appartenenti alle Forze dell’Ordine.
  4. Chiamare le Forze dell’Ordine in caso di dubbio: Se avete anche il minimo sospetto, non esitate a contattare la Polizia o i Carabinieri. Non aprite la porta di casa a sconosciuti, soprattutto se non avete la certezza della loro buona fede.
  5. Diffidare da scenari allarmistici: I truffatori spesso usano pretesti come perdite di gas, rischi di radioattività o contaminazioni per creare uno stato di urgenza. Rimante calmi e non fatevi ingannare.

La truffa del "finto tecnico" è un fenomeno subdolo che si basa sulla manipolazione psicologica e sulla fiducia. Informarsi, adottare misure preventive e sensibilizzare amici e familiari – specialmente le persone più anziane – sono passi essenziali per contrastare questa minaccia. Ricordate: la prudenza e la verifica sono le prime linee di difesa contro i malintenzionati.


Addobbare casa per Natale: consigli per decorazioni sicure

Le festività natalizie sono un momento speciale per trasformare la propria casa in un luogo accogliente e magico. Luci scintillanti, ghirlande colorate e decorazioni tradizionali creano un'atmosfera unica. Tuttavia è importante prestare attenzione ad alcuni aspetti pratici e di sicurezza quando si addobba casa, specialmente per quanto riguarda l'uso delle luci. Ecco alcuni suggerimenti per creare un ambiente natalizio indimenticabile e sicuro.

1. Scegliere luci di qualità

Le luci sono un elemento centrale delle decorazioni natalizie, ma è fondamentale scegliere prodotti di buona qualità. Opta per luci a LED, che sono più efficienti dal punto di vista energetico e meno soggette al surriscaldamento rispetto alle tradizionali luci a incandescenza. Assicurati che siano certificate secondo gli standard di sicurezza europei (marchio CE).

2. Adatte per interno ed esterno

Non tutte le luci sono adatte per l’uso all’esterno. Se desideri decorare balconi, finestre o giardini, verifica che le luci siano progettate per resistere a condizioni atmosferiche avverse, come pioggia e umidità. Controlla il grado di protezione IP indicato sulla confezione: per l’esterno è consigliato almeno IP44.

3. Distribuire le luci in modo uniforme

Quando si decorano alberi di Natale o balconi, è importante distribuire le luci in modo uniforme per ottenere un effetto armonioso. Pianifica il posizionamento prima di iniziare, accendendo le luci per valutare l’effetto visivo.

4. Evitare sovraccarichi di corrente

Collegare troppe decorazioni luminose a una singola presa può causare sovraccarichi con il rischio di cortocircuiti o incendi. Utilizza multiprese dotate di interruttori di sicurezza e preferisci l’uso di timer per regolare l’accensione e lo spegnimento delle luci.

5. Accorgimenti di sicurezza per prevenire incendi

Le decorazioni luminose e gli addobbi natalizi possono rappresentare un rischio se non gestiti correttamente. Ecco alcune precauzioni da seguire:

  • Ispeziona i cavi elettrici: Prima di utilizzare le luci, controlla che non ci siano cavi danneggiati o scoperti. Sostituisci immediatamente le luci difettose.
  • Non sovraccaricare le prese: Limita il numero di dispositivi collegati a una singola presa. Usa prolunghe con protezione da sovraccarichi.
  • Non lasciare le luci accese incustodite: Spegni le decorazioni luminose prima di andare a dormire o quando lasci la casa.
  • Posiziona le decorazioni lontano da materiali infiammabili: Evita di mettere luci vicino a tende, tappeti o materiali facilmente infiammabili.
  • Usa luci a LED: Queste luci producono meno calore rispetto alle tradizionali e riducono il rischio di surriscaldamento.
  • Proteggi le connessioni esterne: Se utilizzi luci all’aperto, assicurati che i connettori siano protetti dall’acqua con appositi involucri impermeabili.

6. Fissaggio sicuro

Per decorazioni esterne, come luci sui balconi o ghirlande lungo le ringhiere, è importante utilizzare ganci o fascette in plastica, evitando nastri adesivi che possono staccarsi con l’umidità. Assicurati che i cavi non siano esposti a rischi di danneggiamento.

7. Attenzione ai bambini e agli animali domestici

Le decorazioni natalizie possono essere irresistibili per bambini e animali domestici. Per evitare incidenti, posiziona le luci e gli ornamenti fragili fuori dalla loro portata. Scegli decorazioni non tossiche e resistenti agli urti.

8. Risparmio energetico

Per mantenere un occhio di riguardo all’ambiente e al portafoglio, utilizza luci temporizzate o a energia solare. Spegni le luci decorative quando non sei in casa o durante le ore diurne.

9. Manutenzione e smaltimento

Prima di riutilizzare le decorazioni degli anni precedenti, controlla che i cavi non siano danneggiati e che le luci funzionino correttamente. Quando le luci sono difettose e non riparabili, smaltiscile correttamente nei centri di raccolta per i rifiuti elettronici.

10. Il tocco personale

Infine aggiungi un tocco personale alle decorazioni. Che si tratti di decorazioni fatte a mano, addobbi che rappresentano tradizioni familiari o un tema particolare, personalizzare gli addobbi renderà la tua casa ancora più unica e accogliente.

Decorare casa per il Natale è un modo per esprimere creatività e diffondere gioia. Seguendo questi accorgimenti, potrai godere di un ambiente incantevole senza preoccupazioni, pronto per accogliere amici e familiari in un clima di festa.