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Il progetto Abitare Solidale tra welfare e comunità
Si è svolto nei giorni scorsi un incontro dedicato ad “Abitare Solidale – il modello bolognese”, un progetto promosso da Auser Bologna che mette in relazione persone sole e chi vive situazioni temporanee di fragilità abitativa, attraverso formule innovative di coabitazione solidale.
Un’iniziativa che Acer sostiene con convinzione, perché rappresenta un nuovo modo di ripensare l’abitare: non come semplice disponibilità di spazi, ma come opportunità di relazione, sostegno reciproco e comunità.
Durante l’incontro, Matilde Madrid, assessore al Welfare del Comune di Bologna, ha sottolineato come l’esperienza fiorentina abbia ispirato questo percorso, che a Bologna sta trovando terreno fertile: “È il classico esempio di quando due bisogni diversi riescono a rispondere l’uno all’altro. Da una parte gli anziani, soli e con appartamenti più grandi del necessario; dall’altra persone che hanno bisogno di una casa. Così solitudine e bisogno di casa si incontrano e diventano una risposta per entrambi.” Non un contratto d’affitto, ma un patto di coabitazione solidale, capace di unire welfare e politiche abitative, grazie al supporto di Auser.
Per Antonella Lazzari, presidente Auser di Bologna, si tratta di un progetto che deve ancora crescere ma che già oggi dimostra di avere una forza contagiosa: “È un progetto di nicchia per il momento, ma vedere la sala gremita fa ben sperare. È importante far capire quanto sia prezioso mettere a disposizione spazi per affrontare insieme piccole fragilità quotidiane. È una sfida culturale: serve diffondere una nuova concezione dell’abitare condiviso.”
Il tema dell’abitare solidale tocca anche le grandi questioni della nostra città. Come ha ricordato Emily Clancy, vicesindaca di Bologna: “Bologna, come molte altre città, vive una situazione di crisi abitativa: gli affitti sono cresciuti moltissimo, rendendo difficile trovare soluzioni sostenibili. A questo si aggiunge l’aumento delle persone anziane sole, legato all’invecchiamento della popolazione. L’idea è trasformare queste due fragilità in una ricchezza: chi ha bisogno di una casa può trovare accoglienza e sostegno da chi ha bisogno di compagnia. Così nasce una comunità solidale.”
L’esperienza bolognese conferma che l’abitare condiviso non è solo una risposta abitativa, ma un nuovo modello sociale, capace di contrastare solitudine, precarietà e isolamento.
Per Acer, collaborare a questo progetto significa investire in un futuro in cui la casa non è solo un tetto, ma un luogo di incontro, cura reciproca e cittadinanza attiva.